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Una consapevole incompiutezza

Valentino Follador

Je n’ai fait que regarder ce que m’a montré l’univers (Claude Monet).


E’ questa una parte del mio mondo, dell’universo davanti alla mia porta, quello vissuto nell’infanzia, nel quotidiano della pausa pranzo o durante il mio tempo libero, fino a provare ad immaginare anche quello che un giorno verrà.

Sono uscito a contemplare e meditare sui miei luoghi, cercando di accostare colori, materia e texture con la luce che in quel preciso momento e luogo ho trovato.
Mi ha accompagnato un’attenzione alle percezioni sensoriali legate alla vista, all’odore, toccando e annusando fisicamente ciò che ho incontrato, ammirando la luminosità del momento presente.

Ho cercato di riportare tutto questo subito in foto scrivendo con la luce, mediante una doppia istantanea direttamente in camera e senza elaborazioni successive.
Come in un dipinto fatto in poche ore en plein air, ecco qui rappresentate le sensazioni visive comunicate dal paesaggio, nelle varie ore del giorno o in vari periodi: prevalgono la soggettività del momento e le impressioni vissute.

L’occhio coglie quello che la mano vorrebbe dipingere, la macchina fotografica imprime ciò che vogliamo vedere: le emozioni incompiute dell’istante osservato.

Tutto ciò mi dà la consapevolezza dello scorrere del tempo e delle stagioni, che sono poi quelle della vita.